Metodo classico italiano: quattro vini da non perdere

metodo classico
Il metodo classico nasce in Francia ma in Italia permette comunque di fare grandi vini che non hanno nulla da invidiare allo Champagne dei vicini oltralpe
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Il Metodo classico è, senza dubbio, uno dei metodi di vinificazione che meglio esprimono l’eleganza di un vino. Sono molte, in Italia, le aziende che fanno di questo metodo il loro evergreen oppure un nuovo cavallo di battaglia. Ecco quattro metodi classici italiani che non puoi perdere.

Spumante metodo classico cosa è

Alcuni dicono, semplicemente, bollicine ma, in realtà c’è bollicina e bollicina e la differenza del prodotto dipende da molti fattori, tra cui il vitigno base, ma, soprattutto, dalla vinificazione. La tecnica di vinificazione metodo classico, infatti, rispetto ad altre tecniche, dona al vino caratteristiche inconfondondibili che si ritrovano nel bicchiere: bollicina fine, sentori di lievito e crosta di pane e molto altro che èuò dipendere dal liqueur dìexpedition, ovvero uno sciroppo la cui ricetta, in genere è segreta, che viene aggiunta dopo la sboccatura.
La spumantizzazione metodo classico, in genere, parte da uve base molto acide che danno un vino molto poco alcolico, dopo la prima fermentazione. E’ proprio dopo la prima fermantazione che i vini imboccano un percorso che li porterà ad essere identificati come spumanti metodo classico. Ecco, in modo molto schematico, l’iter che seguono:

  • Aggiunta di lieviti e zuccheri al vino base
  • Seconda fermentazione sui lieviti
  • Remuage della bottiglia per portarla in posizione quasi verticale in modo da raccogliere i lieviti nel tappo
  • Sboccatura, ovvero stappatura della bottiglia per rimuovere i lieviti residui
  • Aggiunta, se lo si desidera del liqueur d’expedition, oppure, se si prevedere di produrre uno spumante classico pas dosè, aggiunta dello stesso spumante (sacrificando alcune bottiglie)

metodo classico

 

 

Il Metodo Classico Italiano

In Italia, ci sono alcune zone, come la Franciacorta o la provincia di Trento, in cui il metodo classico è un must. Ce ne sono altre in cui, il metodo classico è diventato una scommessa da vincere perchè esula completamente dalla vocazione del territorio in cui si è.

Il Metodo Classico Franciacorta

Il metodo classico ha fatto la fortuna di questa zona vitivinicola che è regina dell’enoturismo in Lombardia, forse per il clima fortunato di cui gode, tra colline e laghi, che la rende adatta alla coltivazione di uve Pinot Nero, Pinot Bianco e Chardonnay.
Le grandi aziende del Franciacorta sono essenzialmente tre: Guido Berlucchi ,  Ca’ del Bosco e Bellavista, tuttavia le piccole cantine che creano ottimi esempi di Metodo Classico sono moltissime, a partire dalle Cantine Avanzi, che, con la linea “Romantica”, propone metodi classici anche in versione rosè e Santen e la Cascina San Pietro, una piccola azienda famigliare situata proprio sulla Strada delle Vigne di Franciacorta.

Il Metodo Classico in Altalanga

Una chicca dell’enoturismo in Piemonte è il medoto classico che, storicamente, si ottiene in alcuni comuni della provincia di Asti, Cuneo ed Alessandria e da vitigni Pinot Nero e Chardonnay, con l’impiego massimo del 10% di altri vitigno locali.
Un’importante caratteristica distintiva dell’Alta Langa è che può annoverare solo vini millesimati, ovvero che riportano in etichetta l’anno della vendemmia.
I grandi produttori di Alta Langa sono detentori di grandi nomi che risuonano ovunque, nel globo, ci sia qualcosa da festeggiare: parliamo di Cantina Fratelli Gancia , di Cantine Terre del Barolo e delle Storiche Cantine Contratto. 
Anche qui esistono moltissime piccole realtà che, magari sono contenute nella produzione ma che hanno grandi storie da raccontare, ecco qualche esempio:

Metodo Classico Trentino

Ecco un altro must dell’enoturismo in Italia, soprattutto se si amano le bollicine fini e i profumi complessi. Il Trento DOC Metodo Classico nasce da vitigni che si possono definire di montagna, in quanto le vigne da cui nasce arrivano ad altitudini anche oltre i 900 mt metri sul livello del mare. I vitigni adatti alla produzione di Trento DOC sono quattro: Il Pinot Nero, il Pinot Bianco, lo Chardonnay e il Meunier. La storia del Trento DOC è indissolubilmente legata a quella di Giulio Ferrari che notò una somiglianza ampelografica tra la zona francese dello Champagne ed il Trentino. Anche qui, la gamma di produttori è variegata e, a partire dalle iconiche Cantine Ferrari, la scoperta è una vera avventura. Tra le cantine più giovani che producono Trento Doc, va citata l’Azienda De Tarczal, che, oltre a produrre un ottimo Trento Doc, accoglie i visitatori in una vera taverna per intenditori. Un’altra cantina da non perdere è la Cantina Cembra, che detiene il record di altitudine per una cantina trentina e si definisce una vera cantina di montagna.

Il Metodo Classico Roero

Tra le realtà che fanno del metodo classico un esperimento ben riuscito per comunicare, con canoni meno tradzionali, il messaggio del proprio territori, è il Cuvè Zero di Cascina Chicco. Si tratta di un dosaggio zero ottenuto con uve Nebbiolo spumantizzate, per l’appunto, con metodo classico, grazie al quale questo vino resta a contatto con i lieviti 30-36 mesi. Un vino che davvero va oltre gli stereotipi e crea una nuova, insolita sfumatura di Nebbiolo.

 

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