Parente stretta dell’uva Nebbiolo, con cui in Piemonte si producono i vini più importanti di Langhe e Roero, cugina della Spanna, da cui nascono vini come il Ghemme e il Gattinara, l’uva Chiavennasca è onnipresente in Valtellina. Una lunga storia d’amore eroico, quella tra Nebbiolo e Valtellina, che, da secoli, dà vini unici, così variegati da avere zone e sottozone di produzione.
Cos’è la Chiavennasca: storia e curiosità
Così si chiama il Nebbiolo in Valtellina: Chiavennasca.
Le origini del nome vanno ricercate in termini dialettali, come ciu venasca (vitigno con più linfa e vigore) o ciu vinasca (specie più adatta a diventare vino). Il collegamento del nome di questo vitigno, e del vino che ne deriva, con la città della Valtellina chiamata Chiavenna è, comunque lampante, tuttavia non è chiaro quale dei due termini abbia preso spunto dall’altro. Il nome “Chiavenna”, infatti, significa “rupe”, quindi è possibile che la qualità di Nebbiolo della Valtellina fosse così ben rappresentata nei territori del comune da prenderne il nome.
Storia dell’uva Chiavennasca
La Chiavennasca è così antica ed importante che ancora non è chiaro se le origini del Nebbiolo affondino le radici in Valtellina o in Piemonte: il dibattito è sempre aperto e fervido!
Le citazioni di questa qualità di Nebbiolo di Valtellina sono presenti a partire dall’epoca carolingia e la sua diffusione è da attribuire all‘operato dei monaci.
La Comunità monastica di Dona in Valchiavenna e la Comunità religiosa di Santa Perpetua a Tirano sono state determinanti per il successo di questo clone del Nebbiolo, in quanto furono proprio loro ad iniziare a terrazzare i terreni intorno ai monasteri.

Nebbiolo in Valtellina: caratteristiche
Il clone Chiavennasca, così come il Nebbiolo delle Langhe, è in grado di dare vini complessi e longevi, ma si distingue particolarmente per alcune caratteristiche, come, ad esempio, la redditività costante, la resistenza alle malattie e alla botrite. Il grappolo è di media misura, spargolo e l’acino non ingrossa moltissimo, presentando buccia dal colore omogeneo e dalla notevole consistenza.
Rispetto ai vini Nebbiolo del Piemonte, quelli a base Chiavennasca risultano molto più vari: la conformazione del terreno, infatti, così variabile in pendenza e altitudine, espone le uve microclimi molto diversi la cui varietà si riversa sulla qualità dei vini. Vigneti a poche decine di metri di distanza, infatti, sono in grado di dare vini completamente diversi.
cantine da visitare
Le rupi del vino: cosa rende speciale il Nebbiolo delle Alpi
Lo abbiamo già anticipato: il clima in Valtellina è molto particolare: fresco, ma mitigato dall’abbondante esposizione solare a sud e dalla vicinanza al Lago di Como. Le brezze alpine tengono a bada l’umidità e creano un ambiente non favorevole allo sviluppo di malattie
La composizione dei terreni qui è di tipo alluvionale, con abbondante ghiaia e silice.
Le famose rupi del vino, sulle quali è stato anche scritto un celebre libro, sono massi di grandi dimensioni che punteggiano la valle e raccolgono calore durante il giorno per rilasciarlo durante la notte mitigando coì l’escursione termica che, altrimenti, sarebbe altrimenti troppo elevata.
Altra particolarità dei vigneti in Valtellina è il fatto di apparire praticamente aggrappati alla montagna, arrampicati come sono sui terrazzamenti scavati a mano e posti ad altitudini comprese tra il 200 e gli 800 mt circa.
I vigneti di Chiavennasca sono piantati sui pendii soleggiati esposti a sud per favorire la maturazione e su terrazzamenti scavati manualmente dagli abitanti del luogo ad altitudini che vanno da 230 a 760 mt s.l.m.
Dal vitigno ai vini della Valtellina
La DOC Valtellina è quella che comprende i vini più importanti della zona, molti dei quali sono a base Chiavennasca.
La DOCG Valtellina Superiore è quella più autentica e imperdibile, se si vuole assaporare tutta la tipicità di questa piccola e impervia zona vitivinicola che conta una produzione annua non superiore alle 140.000 casse.
Le uve della zona che non sono ritenute atte alla DOCG vengono vinificate per produrre il DOC Rosso Valtellina, un vino, comunque in grado di esprimere una grande tipicità.
Nebbiolo della Valtellina Superiore e sottozone
Nata nel 1998, la DOCG Valtellina Superiore comprende esclusivamente vini affinati per almeno 24 mesi, mentre la menzione “Riserva” viene assegnata solo ai vini invecchiati per almento 36 mesi.
La Valtellina Superiore è una zona così ricca di biodiversità che viene suddivisa in 5 sottozone, ognuna in grado di dare prodotti anche molto diversi tra loro: Grumello, Inferno, Sassella, Valgella e Maroggia.
La zona Grumello, sovrastata dall’omonimo Castello del FAI, offre un vino più liscio e morbido, che mantiene una grande complessità
Dal Sassella, invece, provengono i vini più eleganti e complessi della denominazione, grazie anche all’abbondanza di ferro nel suolo.
Inferno, neanche a dirlo, è la sottozona più calda e soleggiata, dove prende vita un vino alcolico e robusto che si contrappone ai prodotti della Valgella, la zona più fredda, dove il vino è più fresco e profumato.
La zona Maroggia, infine, assicura vini secchi, poco tannici e dal sapore persistente.
Lo Sforzato della Valtellina
L’altro grande vino a base di Chiavennasca è lo Sforzato di Valtellina DOCG.
Si tratta di un’eccellenza assoluta della zona la cui lavorazione ricorda quella dell’Amarone in Valpolicella. Le uve, infatti, vengono fatte appassire per concentrare gli zuccheri prima della fermentazione a secco e dell’invecchiamento, obbligatorio per almeno 20 mesi .
Il risultato è un vino potente, morbido e al tenore alcolico mai inferiore ai 14 gradi.