Oggi, al Vinitaly, abbiamo partecipato all’evento Young To Young, una degustazione guidata da Marco Gatti e Paolo Massobrio che ha visto come grandi protagonisti giovanissimi produttori di vino.
In assaggio, tre indimenticabili vini, ma ciò che rimarrà scolpito nella memoria è il messaggio potente che è passato, racconto dopo racconto, parola dopo parola sorso dopo sorso. Un messaggio che parla di giovani, in qualche caso giovanissimi, che hanno il coraggio di prendere in mano aziende di famiglia o di crearne di nuove, facendosi portatori del potenziale di innovazione che la giovane età porta con sè, ma tenendo sempre al sicuro le conoscenze dei “vecchi”, senza paura, a volte, di superarle.
A ben vedere, i vini che i tre giovani wine makers hanno portato sono dei simboli del passato e della classicità vitivinicola, pur arricchiti dalla loro interpretazione tutta young. Sarà stato un caso?

Io cammino da solo…ma il vino lo faccio nelle anfore!
Il primo giovane a prendere la parola è Mattia Ricci dell’Azienda Ricci Carlo Daniele di Costa Vescovato in provincia di Alessandria. Un’azienda che produce ben 7 tipi di Derthona (così si chiama il Timorasso dei Colli Tortonesi) e che oggi, in Fiera, ha portato il suo “Io Cammino da Solo”, un Derthona frutto di 100 giorni di macerazione in anfore e da un affinamento di 12 mesi in botti di castagno.
Le anfore sono un forte simbolo dell’antichità enologica, che ha ispirato Mattia nell’ideazione di un vino in grado di reinventare il passato (anzi, il trapassato!) in un calice moderno. Un vino dal colore deciso e insolito e dall’abbinamento perfetto da ricercare negli Agnolotti Derthona, dall’agriturismo, gestito dalla famiglia Ricci, che dista pochissimo dalla cantina.

Un metodo ancestrale che piace anche agli esteti moderni
Eh sì, Naike, dell’Azienda Pratello di Pedenghe sul Garda, è una giovanissima wine maker che, nonostante porti in tasca una laurea che profuma ancora di nuovo, ha le idee chiarissime ed una grande determinazione: quella che solo chi si fa guidare da una grande passione può mostrare. Si dice che le grandi passioni si ereditino, insieme alle grandi cantine, ma solo il pacchetto completo assicura un grande successo! Eppure, nonostante si veda chiaramente tutta la sua voglia di innovazione, Naike parla di un nonno appena scomparso, a cui deve molto, professionalmente parlando, e di un papà con il quale, nonostante i ferventi confronti, c’è un rapporto di reciproci ascolto e ispirazione.
Sarà per il grande patrimonio genetico di passione che ha alle spalle, che oggi ci ha fatto assaggiare un metodo ancestrale di Manzoni Bianco. Tutti sappiamo cosa significa ancestrale, non solo nel mondo del vino, ma proprio nel senso atavico del termine! Origine è un vino che al naso regala un tripudio di agrumi, con un focus sul pompelmo e, in bocca si rivela sapido e morbido al tempo tempo: proprio come in fondo è ogni passaggio generazionale, con la durezza del confronto e la morbidezza di qualcuno che ti resta accanto amorevolmente.
Un vino che lei stessa definisce la versione primordiale delle bollicine, dimostrando come i giovani, a volte, viaggino nel passato anche oltre le generazioni di avi conosciuti, per prendere tradizioni antichissime e rivisitarle.
Pratello non è solo vino ma è un micro cosmo attorno al quale ogni enoturista amerà gravitare, grazie al resort, al ristorante e alla zona relax con hot tube.

Il DNA non conta quando si è portatori di un patrimonio classico
Il terzo giovane produttore è Tommaso Squarcia, dell’Azienda Castello Tricerchi di Montalcino. Lui non è un figlio d’arte, anzi, il vino non scorre proprio nelle sue vene, ma, per qualche scherzetto della vita e una buona dose di eventi fortunati, si è trovato a creare un’azienda in un’area fortemente vocata alla produzione vitivinicola e, allora, che poteva fare se non Brunello? Quello che ci ha fatto degustare è un vino che non ha nulla da invidiare ai prodotti più storici: elegante, dal colore rubino mattonato, grande bouquet al naso e incredibile potenza in bocca.
Tommaso è uno spirito libero, proprio perchè non si è trovato a confrontarsi con le generazioni precedenti in fatto di vino, eppure, ha scelto, comunque, di ispirarsi alla tradizione più classica dei vini di Montalcino, tagliando solo qualche ramo secco, senza nessuna tragedia famigliare!